Il Cimitero è di solito un luogo a cui sono legati i pensieri negativi del dolore, della perdita e della morte, ma ne esistono alcuni che per la loro bellezza e varietà architettonica sono dei veri capolavori e trasmettono invece un grande senso di armonia e pace, che quasi ci si dimentica della loro triste funzione.
Uno di questi è il Cimitero Monumentale di Torino, uno dei più grandi d’Italia, all’interno del quale si possono trovare le tombe di personaggi storici e illustri accanto a quelle di semplici cittadini, con una varietà infinita di statue e monumenti.
La costruzione del Cimitero venne deliberata nel 1827 dal Consiglio dei Decurioni, che all’epoca amministrava la città e inizialmente venne chiamato Cimitero Generale.
La sua edificazione venne proposta e finanziata dal marchese Tancredi Falletti di Barolo, sindaco della città tra il 1826 e il 1827, a cui nel 2015 il Comune di Torino ha voluto dedicare il piazzale antistante l’ingresso del Cimitero e per cui nel 2018 è iniziato il processo di beatificazione per le sue doti eroiche e filantropiche.
Dal Settecento esistevano già altre due aree cimiteriali, San Pietro in Vincoli a Borgodora e la Rocca vicino al Po, ma da tempo risultavano insufficienti per accogliere le spoglie dei cittadini ed inoltre erano troppo vicine alle abitazioni, causando seri problemi d’igiene e salute pubblica.
Si decise quindi di creare questa nuova area in una zona più periferica e spaziosa nei pressi della Dora Riparia, vicino all’attuale Parco della Colletta. Sin dall’inizio dei lavori, ci si accorse che la contiguità con il fiume causava infiltrazioni nel terreno e il problema fu risolto deviandone il corso.
Il primo nucleo, progettato dall’architetto Gaetano Lombardi, entrò in funzione nel 1828 ed era composto da una cappella e da edifici di servizio in stile neoclassico. Lo spazio della parte più antica divenne presto inadeguato e furono necessari lavori di ampliamento che terminarono nel 1882 con la costruzione di uno dei primi templi crematori in Italia.
La parte originaria contiene numerose tombe di personaggi storici e illustri ed è circondata da ben 12 chilometri di portici ciechi, chiamati nicchioni, che furono affidati alle famiglie torinesi più importanti, le quali costruirono i propri monumenti funerari, davanti alle tombe nel camposanto o nei sotterranei.
Purtroppo, nella notte del 13 luglio 1943, il Cimitero venne gravemente danneggiato da un bombardamento da parte degli aerei della RAF, che distrussero gran parte dei fabbricati e delle tombe.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Cimitero venne ripristinato e ulteriormente ampliato con un’area cimiteriale ebraica, all’ingresso della quale venne posta una lapide commemorativa, e una parte dedicata ai partigiani e ai deportati politici, dove vennero collocati 48 cubi di marmo che raccolgono le salme di 1226 caduti, alcuni tuttora senza identità.
Negli anni Ottanta, grazie all’impegno di Giuseppe Lodi assessore ai servizi demografici del comune di Torino, venne ufficialmente cambiata la denominazione da Generale a Monumentale con la quale si volle riconoscere il valore artistico e culturale di questo luogo.
Il Cimitero Monumentale è allo stesso tempo una galleria d’arte a cielo aperto e un luogo dedicato alla conservazione della memoria personale e collettiva.
Le opere funerarie, eseguite da grandi artisti, nel corso del tempo hanno seguito il mutare degli stili artistici e architettonici, a partire dal Neoclassicismo di inizio Ottocento, per passare al Simbolismo e allo stile Liberty di inizio Novecento, ben presente nell’architettura torinese, per arrivare ai capolavori d’arte Contemporanea più recenti.
Ma a differenza di un museo, il Cimitero racconta le storie di oltre 400.000 persone più o meno note: vi riposano protagonisti del Risorgimento come Silvio Pellico ed eroi della Prima e della Seconda Guerra Mondiale, scienziati come Rita Levi Montalcini e personaggi dello spettacolo come Macario e Fred Buscaglione, politici come Carlo Donat Cattin e imprenditori come Battista “Pinin” Farina, i calciatori del Grande Torino e Rosa Vercellana, la Bela Rosin tanto amata dal Re Vittorio Emanuele II, ma anche tante altre figure meno note, come la giovane Giacinta, morta a pochi giorni dal matrimonio in un incidente stradale che venne sepolta nei sotterranei del Cimitero con indosso il suo abito da sposa.
Alcune tombe sono davvero particolari e sicuramente attirano l’attenzione.
In particolare, è stata recentemente restaurata, in collaborazione con l’Università di Torino, la tomba di Giuseppe Pongiglione, la cosiddetta “Tomba d’j Rat”, un vero capolavoro di arte funeraria.
Realizzata dallo scultore Lorenzo Vergnano nel 1886 in marmo di Carrara e Bardiglio, è una delle più belle opere presenti nel Cimitero, ricchissima di particolari, tra cui diversi topolini che sembrano aggirarsi tra le varie statue.
È una rappresentazione simbolica della vita, di cui lo stesso Pongiglione scrisse un prontuario per permetterne la piena comprensione e ne lasciò le indicazioni per la futura conservazione.
Al centro compare una statua del committente, vestito elegantemente con un piccolo bagaglio che dovrebbe contenere i beni più importanti da portare con sé nell’aldilà, affiancato da un angelo che sembra indicargli la via verso il paradiso.
Attorno ai protagonisti, sono raffigurati una miriade di animali, angeli, oggetti e paesaggi, che colpiscono per la raffinatezza dei dettagli.
Un altro monumento molto amato dai torinesi è il Mausoleo del tenore Francesco Tamagno, il cui funerale fu un vero avvenimento che coinvolse tutta la città.
Il tenore morì a Varese il 31 agosto 1905 e nelle sue ultime volontà lasciò una donazione a tre asili torinesi e all’Ospedale Maria Vittoria, ma soprattutto chiese di essere imbalsamato.
Una volta che l’imbalsamatore ebbe terminato la sua opera, venne trasportato in treno a Torino in un feretro con un’apertura di cristallo nella parte corrispondente al volto.
La figlia, ritenendo che la tomba di famiglia fosse troppo modesta per onorarne la memoria, decise di far costruire un degno mausoleo che fu inaugurato nel 1912 con la traslazione della salma.
La struttura, in candido marmo botticino, è alta quasi 40 metri ed è il monumento più imponente di tutto il Cimitero. Per accedere alla camera sepolcrale, in cui è collocato un enorme sarcofago scuro sormontato dall’immagine del tenore, bisogna salire una scalinata affiancata da due sfingi che sembrano essere poste a guardia delle spoglie del defunto. La salma in realtà riposa nella cripta sottostante, a cui si accede tramite una scaletta. Al di sopra della camera sepolcrale si ergono sei colonne corinzie che formano un cilindro su cui è appoggiata una piccola cupola. Un monumento degno del grande artista che non si può non includere in una visita alla città di Torino.
Il Cimitero è aperto al pubblico, ma essendo un luogo principalmente sacro, è doveroso mantenere un contegno educato e rispettoso della sua funzione e degli altri visitatori.
L’ingresso principale del Cimitero si trova in Piazzale Carlo Tancredi Falletti di Barolo, già corso Novara 135, ma è possibile anche accedere dagli ingressi laterali in Corso Regio Parco 80, Via Zanella, Via Pindemonte e Via Varano. Il Luogo del Ricordo si trova in Via Novara 149, mentre il Tempio Crematorio è in Via Novara 147/b.
Il Cimitero è aperto tutti i giorni della settimana con i seguenti orari:
Durante le festività civili e religiose il Cimitero è aperto dalle 8.30 alle 12.30, tranne il 1 novembre per cui viene mantenuto il regolare orario fino alle 17.30.
Il Cimitero ebraico è chiuso alle visite al sabato e durante le principali festività ebraiche.
Per ulteriori informazioni è possibile contattare l’Ufficio accoglienza del Cimitero Monumentale al numero 011 0865200 oppure al numero 011 0865444 del servizio di Sicurezza.